Steve Harris by Gianluca Faziotti;

Steve Harris by Gianluca Faziotti;

autore:Gianluca Faziotti; [Faziotti;, Gianluca]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788862316736
editore: edigita
pubblicato: 2019-07-11T22:00:00+00:00


GLI INCAZZATI PENSANTI

Cultura significa creazione di vita

La cultura si può definire come quanto di più concorre alla formazione dell’individuo sul piano intellettuale e morale e all’acquisizione della consapevolezza del ruolo che gli compete nella società, ai fini di una specifica e strutturata preparazione in uno o più campi del sapere.

Pertanto questa parola presenta campi di azione molto differenti secondo il contesto in cui viene affermata.

L’aggettivo che la segue appare spesso come un faro al lettore nell’indicare il contesto in cui valutare cosa sia veramente la cultura, eppure per quanto concerne la musica composta da Steve Harris l’aggettivo in questione risulta portare definizioni talvolta parziali del campo di azione coinvolto.

Questo accade perché nella definizione “cultura musicale” mal si racchiude quello che ha fatto e fa tutt’oggi Steve Harris per l’heavy metal, oltre al mero discorso di “note musicali”.

Per capirne l’importanza è bene, ancora una volta, contestualizzare storicamente la realtà musicale degli anni in cui Harris iniziò a comporre.

Nella seconda metà degli anni Settanta, infatti, il contesto culturale della musica per le masse non racchiudeva più i concetti socio- antropologici degli anni Sessanta che, grazie alla musica folk prevalentemente americana di Bob Dylan su tutti, aveva portato l’utente medio all’arte del pensiero nella musica né, tantomeno, l’aspetto narrativo filo fantascientifico del rock anni Settanta, il quale si sposava naturalmente con l’utilizzo di sostanze psicotrope allucinogene della maggior parte dei gruppi dell’epoca che regalava all’ascoltatore percezioni sensoriali mai avvertite prima.

In origine fu Elvis che, con la sua rivoluzione, aveva liberato il corpo dalla tirannide delle poltrone ai concerti, poi furono loro, i Beatles, i quali l’avevano nutrito e accudito creando la prima ideologia del fan di musica che apprezziamo oggi.

Poi Hendrix ci fece vedere Marte da vicino e ci insegnò che il limite è solo un’idea mentale e che non solo un uomo nero non era il mostro delle favole che raccontavano i nonni, ma era anche e soprattutto un essere umano con sogni e diritti.

Dopo il viaggio del primo uomo nello spazio, dai loro moderati quartieri industriali di periferia, esplosero migliaia di splendide comete musicali che la scienza ha chiamato Pink Floyd, Led Zeppelin, Deep Purple: le catene ai piedi erano state tolte e per molti la gravità smise di esistere. Poi qualcuno invecchiò, dimenticando tanto in fretta come gravitare oltre lo spazio-tempo da dimenticarsi di raccontarlo ai figli: venne allora un’altra ribellione che portò una violenza spesso ingiustificata, il lupo si vesti da pecora e l’anarchia che era stato fino ad allora darsi delle regole prima che le dessero gli altri divenne assenza di regole, disfattismo, rabbia sregolata.

Nel contesto sociale descritto l’unica vera rivoluzione era fare cultura, era mantenere la cultura.

Musicale, letteraria, ideologica. L’artista più che mai doveva resistere, portandone i succosi frutti a chiunque, prima che la pandemica stasi dell’ignoranza prendesse il sopravvento e portasse il lupo a divorare tutto il gregge in un sol boccone.

Accanito divoratore di letteratura fine, la rivoluzione del ventitreenne Steve laddove molti proponevano la sovversione dell’“Incazzati e distruggi”, fu quella di proporre ai suoi compagni di viaggio un brano ispirato a un romanzo francese dal titolo Le Fantôme de l’Opéra.



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